SINOSSI
Figlio del socialismo italiano ed europeo, Craxi ha legato indissolubilmente la sua immagine agli anni Ottanta e alla modernità di quel decennio. Questo podcast ci racconta, attraverso gli occhi della figlia Stefania, il percorso politico del padre Bettino, tra affetti familiari e militanza nel partito. Ne emerge una ricostruzione forte, appassionata, che affronta tanto i successi, come la conquista della segreteria nazionale del Psi e la prima presidenza del Consiglio socialista, quanto le cadute, con la fine della Prima repubblica e l’esilio.
BIOGRAFIA
Craxi, Bettino (24 febbraio 1934, Milano – 19 gennaio 2000, Hammamet) all’anagrafe Benedetto, è stato un politico italiano.
Fervente militante e in seguito dirigente del movimento giovanile socialista, dal 1956 entrò a far parte del Comitato provinciale socialista milanese, impegnandosi con un gruppo di fedelissimi a prendere le distanze dall’azione sovietica in Ungheria, seguendo le orme di Pietro Nenni, aderendo alla corrente autonomista, risultando eletto come consigliere milanese nel 1960. Dopo l’esclusione dal Comitato Centrale del Psi per volontà di De Martino, assunse nel 1963 la guida della sezione socialista provinciale di Mialno, arrivando nel 1965 alla Direzione Nazionale del partito. Fu tra i fautori dell’avvicinamento nel 1966 tra socialisti e socialdemocratici.
Divenne parlamentare per la prima volta nel 1968, con oltre 23.000 preferenze, che lo favorirono a essere vicesegretario nazionale nel 1970. Essendo rappresentante dell’Internazionale Socialista, strinse in giovane età rapporti con Brandt, Mitterrand, Soares e Papandreou. Con la caduta del IV Governo Moro e la crescita del Pci di Berlinguer, l’operato di De Martino venne condannato dal voto elettorale, scendendo sotto la soglia del 10%. Il 16 luglio 1976, Craxi fu eletto segretario del Psi, evento che ne consacrava l’ascesa politica e inaugurava un nuovo corso socialista, caratterizzato da critica e confronto aperto con comunisti e democristiani.
Negli anni Ottanta, con la fine della collaborazione con i comunisti, nell’ambito della “solidarietà nazionale”, e la formazione dei governi di pentapartito, Craxi giunse alla Presidenza del Consiglio, mantenendo l’incarico per quattro anni (1983-87).
Con gli anni Novanta, si inaugurò la stagione conclusiva del socialismo craxiano e della Prima Repubblica, travolti dallo scandalo di Tangentopoli, iniziato il 17 febbraio del 1992 con l’arresto di Chiesa, amministratore socialista del Pio Albergo Trivulzio. Seguiranno due anni turbolenti, tra il processo, la condanna e l’esilio volontario ad Hammamet, in Tunisia, dove morirà nelle prime settimane nel gennaio 2000.
TRASCRIZIONE PODCAST
La politica era una signora che sedeva a tavola con noi, disputavamo il tempo con la politica indubbiamente. Sì certo me lo portava via, io non mi ricordo una conversazione di mio padre o con mio padre nel quotidiano, credo che non sapesse neanche che classe facevo, mi ricordo le discussioni di politica, di storia, però a un certo punto quando ho capito quello non pretendevo, se non qualche volta, che lui venisse al cinema con me. Andavo io in campagna elettorale con lui.
Le figlie della Repubblica è un podcast della Fondazione De Gasperi ed è realizzato in collaborazione con il “Corriere della Sera” e con il sostegno della fondazione Cariplo, una serie di ritratti molto speciali delle grandi figure della nostra Repubblica raccontate da un punto di vista più vicino, più familiare e più intimo. quello delle loro figlie. Sono Alessandro Banfi e in questa puntata raccontiamo la storia di Craxi attraverso i ricordi e le emozioni di sua figlia Stefania, classe 1960 senatrice della Repubblica che dopo la morte del padre ha creato una fondazione che si dedica alla difesa e alla valorizzazione della sua eredità politica. Bettino Craxi è tra le personalità che più hanno influenzato la vita della nostra Repubblica: nato a Milano nel 1934 viene eletto deputato del Partito Socialista italiano dal 1969 e dopo pochi anni, nel ’76 ottiene la segreteria del partito che con lui diventa protagonista della politica italiana tra l’83 e l’87 è il primo socialista alla guida di un governo repubblicano. La parabola umana e insieme politica di Craxi vive un tramonto tempestoso e tuttora controverso. Nel corso dei primi anni ‘90 infatti è travolto dalle inchieste giudiziarie della magistratura milanese la cosiddetta “Mani Pulite”. Si dimette da segretario e decide per l’esilio ritirandosi nella sua residenza ad Hammamet in Tunisia ma continuando a lottare per le sue posizioni. Non torna più in Italia e muore il 19 gennaio del 2000.
Ho fatto il produttore televisivo per 25 anni. Mollo a un certo punto tutto, decido di fare la fondazione Bettino Craxi, intendo reagire a un’ingiustizia perché voglio difendere Craxi perché è stato Craxi nella storia di questo paese. Lo faccio con una spinta emotiva, lascio il mio lavoro, faccio questa piccola fondazione che piano piano è diventata un punto di riferimento della storia socialista, è stato da una parte un motto dell’animo dall’altra parte una reazione appunto, quella che io sento in cuore come un’ingiustizia, ingiustizia ad un uomo che ha esteso la sua vita lavorando 40 anni per il suo paese e che è stato trattato in quel modo, è stato ingiustamente condannato perché le sue condanne sono da leggere, sono condanne ingiuste e soprattutto, come dire, il disconoscimento di quello che ha fatto per questo paese ma ancora fa fatica a riconoscerlo. Da un lato la storiografia ufficiale dall’altro un pezzo della politica di questo paese e la sinistra fa fatica a pronunciare ancora il nome di Craxi balbettando.
Craxi è in effetti una figura di enorme rilievo della sua area italiana, quasi ingombrante si potrebbe dire, ingombrante come il suo amore per la politica che riempie ogni spazio della vita e ogni momento e il partito come tutti i partiti in Italia fino agli anni ‘90 è una vera e propria comunità dove si cresce e si conosce il mondo, la vita, sono i tempi nei quali la politica è un amore totalizzante, esigente e Craxi non lo lascia mai nemmeno quando siede a tavola come abbiamo sentito. La politica è un ospite fissa talmente presente che spesso accende la gelosia della figlia ma che poi con gli anni conquista anche lei.
Mi piaceva talmente tanto che io finché non sono stata grande e poi mi sono sposata e ho fatto la mia famiglia preferivo il sabato sera uscire con lui, con i suoi amici che non andare al cinema, a ballare con i miei e io per anni sono uscita al sabato sera, il venerdì, quando tornava a Milano, la domenica, io facevo qualcos’altro solo quando capivo che quella volta non mi avrebbe portato con lui. Per me il partito è stato anche il luogo delle mie prime esperienze affettive, in cui mi sono portata al mondo per le prime volte, io mi ricordo a 8 anni prima elezione mio prima lezione di mio padre alla Camera dei Deputati, uno zainetto in spalla e mi feci il quartiere con i manifestini elettorali, me li ricordo ancora erano Craxi Nenni Gangi.
Nella formazione di Craxi non c’è solo un padre, ce ne sono almeno tre: il Padre Vittorio, avvocato antifascista ed esponente della Resistenza Lombarda; Pietro Nenni lo storico leader con il quale si schierò da giovanissimo aderendo alla sua corrente autonomista d’indipendenza nei confronti dell’URSS e dello stesso PC; infine il padre ideale Giuseppe Garibaldi che lo ispirò nel corso di tutta la vita per il suo socialismo umanitario che vedeva intessuto di principi etici e di valori cristiani.
È il Padre Vittorio che era un avvocato siciliano che venne via della Sicilia da Messina quando a Messina si faceva la fame venne a Milano nel suo studio si riunivano i capi del CNL e lui diventa il primo viceprefetto della Liberazione a Milano e poi prefetto a Como della Liberazione ed era un socialista. Quando muore il nonno io c’ero dovevo passarlo a prendere avevo avuto la mia seconda figlia per andare a fare qualche giorno di vacanza a Montecatino. Il nonno muore qualche giorno prima, mi ricordo mio padre che arriva all’ospedale e poi mi ricordo il funerale di nonno a Milano con tutte le bandiere rosse in chiesa. Nenni è stato il padre politico di Craxi un legame molto forte durato fino alla morte di Nenni, era il giovane capo della corrente autonomista. Quindi della corrente di Nenni a Milano quando quella corrente era 7%, rinunciò ad andare in maggioranza per rimanere con Nenni al 7% e lui definiva diciamo la sua politica e la sua in qualche modo corrente riformista solo al congresso dell’81 di Palermo quando Nenni era già morto perché Nenni era autonomista e l’uno gli avrebbe fatto neanche uno sgarro dei termini e io ho visto piangere mio padre Quando è morto Pietro Nenni e fu una delle poche volte che vedi mio padre piangere perché mio padre piangeva Garibaldi è stato un suo grandissimo mito storico. Mio padre è un uomo strano perché era un uomo per certi versi ottocentesco e a un certo punto la cosa strana di questo suo mito di Garibaldi è che un po’ si sovrappongono. Garibaldi inseguito da cinque eserciti dopo la morte di Anita si imbarca per il presidio di Tunisi dove rimane un anno; Garibaldi dal suo esilio volontario di Caprera dice “non era questa l’Italia che io sognavo miserabile al suo interno e derisa al suo esterno”, la stessa considerazione che faceva Craxi dall’esilio sull’Italia.
L’amore viscerale per la politica non è però il primo amore Per quanto possa sembrare strano Craxi aveva accarezzato l’idea di diventare prete per occuparsi degli ultimi o per meglio dire degli irregolari. C’è infatti questa costante nella sua vita una predilezione per i perdenti per quelli che non riescono a vincere che devono affrontare difficoltà impossibili e che nonostante tutto non si arrendono.
Voleva fare riflettere faceva il chierichetto durante la guerra e lui andava con questo suo prete sulla canna della bicicletta a un certo punto mia nonna non lo reggeva più perché era un vero monello lo mandò in collegio dai preti a Cantù tan tant’è che il preside di quel collegio mi scrisse si chiamava Don Fontana poi incontrò la politica e trovò un altro modo per essere vicino ai più deboli; lui aveva un’attrazione per gli irregolari piacevano gli irregolari, in casa mia ho visto passare di profughi di tutto il mondo e lui aveva una passione per gli irregolari che poi ha portato anche magari a dare fiducia a persone che non la meritavano poi gli piacevano irregolari. Tu pensa che lui era in esilio e si preoccupò una volta di aiutare chiamando un suo amico in ospedale, “cavallo pazzo” che aveva un tumore e lui si preoccupava di cercare qualcuno che desse assistenza a “cavallo pazzo”. Era caduto a Superga Il Grande Torino in gran parte erano i giocatori razionale e Craxi da quel momento si mette a di fare Torino pur essendo un milanese.
A metà degli anni settanta il PSI è un partito indebolito dalla partecipazione ai governi del centro-sinistra lacerato dalla lotta tra le correnti e insidiato dalla continua crescita del consenso comunista. Alle elezioni del 1976 Il Partito Socialista precipita al 6%, Craxi viene eletto segretario come uomo di transizione e invece imprimerà una svolta profonda. Porta il partito al centro della scena politica nazionale, in una svolta che non è solo strategica ma di pensiero. Il partito fa leva sulla tradizione di un socialismo umanitario riformista e liberale. La svolta avviene anche nei simboli e nel ’78 il vecchio simbolo della falce e martello sopra un libro e un sole nascente diventa una miniatura mentre a tutto campo domina il garofano rosso.
Sono operazioni di modernizzazione del partito, riprendendo nella storia del Partito Socialista una cultura antica, quella del riformismo socialista che era stata vincente nel partito solamente negli anni di Turati, della Kuliscioff di Milano, della critica sociale. Quella corrente è stata minoritaria nel partito per tanti anni. Lui ripesca quella corrente minoritaria in polemica con il marxismo leninismo perché lo riteneva antitetico con la libertà, quindi per affermare quella cultura incomincia un’opera di modernizzazione che però dura tanti anni e poi lui parte essendo minoranza nel partito prima ancora che non a sinistra; lui questa scommessa all’interno del partito la vince nell’81 col Congresso di Palermo ma quella era un partito in cui ancora negli anni sessanta c’era un dibattito fortissimo sui carri armati russi quando entrarono a Praga tant’è che c’erano i cosiddetti carristi all’interno del partito socialista, quindi il socialista per tanti anni è stato un partito carri che subiva la cultura comunista. Quindi il cammino di Craxi è un cammino molto lungo, parte dall’autonomismo di Nenni fino ad affermare quello che era un partito riformista.
Il rapimento Moro è un altro momento nel quale Craxi riesce a caratterizzare con forza la sua posizione. Si schiera a favore della trattativa in completo disaccordo con la fermenza sostenuta dalla DC e dal PC. Il suo impegno è imposto da ragioni politiche e umanitarie oltre che da motivi personali. Lo stesso Moro infatti gli chiede aiuto attraverso una delle lettere che scrive dal covo in cui le BR lo stanno tenendo prigioniero: “Caro Craxi poiché ho colto pur tra le notizie frammentarie che mi pervengono una forte sensibilità umanitaria del tuo partito in questa dolorosa vicenda sono qui a scongiurarti di continuare ed anzi accentuare la tua importante iniziativa. Anche la DC sembra non capire. Ti sarei grato se glielo spiegassi anche tu con l’urgenza che si richiede. Credimi non c’è un minuto da perdere” .
Qualunque essere umano nel momento in cui chiede aiuto e pensava che doveva porgere il braccio e aiutarlo dissero che Craxi fu per la linea della trattativa per trovare spazio tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, ma neanche per sogno! Craxi la trattativa Moro la vuole altro una sola cosa per salvare la vita di Aldo Moro e io mi ricordo le serate passate a casa e questo sentimento d’angoscia con lui con tutti i suoi uomini più vicini con la lettura di queste lettere nel tentativo disperato di trovare in quelle lettere, in qualche pista qualche segno per capire dove fosse tenuto prigioniero. In questo ricordo ero una ragazzina di 18 anni, ce l’ho ancora ancora molto preciso in testa il ricordo, il tentativo di trovare ogni possibile strada per un aggancio con i terroristi, mi ricordo sia Milano con Padre Turoldo sia a Roma Signorile, si adoperò molto con Lotta continua ma io mi ricordo questo, disperato tentativo di salvare un uomo.
Con gli anni ‘80 una DC in difficoltà deve cedere per la prima volta nella storia alla guida del governo. Dopo il repubblicano Spadolini è la volta di Craxi, primo socialista a diventare Presidente del Consiglio che guida il paese tra l’83 e l’87. Con il suo governo c’è una consistente crescita economica favorita anche dalla congiuntura internazionale. L’Italia supera la Gran Bretagna e diventa quarta potenza mondiale. Dopo la cappa degli anni di piombo si torna a respirare ottimismo e benessere anche se il nostro paese soffre di un debito pubblico sempre più difficile da controllare per cause complesse e diverse.
Craxi si rende conto di qual è l’energia, la capacità, la volontà di conquista, la capacità di produrre idee, di realizzarle. Sostiene quelle energie, quelle capacità, si fa ambasciatore del made in Italy in tutto il mondo, capisce che è l’America da cui può partire diciamo questa attenzione verso il sistema artigianale produttivo italiano. Non ci sono più le grandi fabbriche con le masse operaie ma c’è l’individuo con la volontà di essere libero, di crescere, che vuol dire le partite IVA, il terziario, la piccola media impresa. Dà fiducia a tutto questo sistema di piccole medie imprese che fiorivano in quel momento sulle nostre statali. E la Milano da bere che cos’è? È una Milano che esce dagli anni terribili del terrorismo dove tu avevi paura a uscire di casa, avevi paura a prendere il giornale per vedere quello che hanno ucciso oggi ed era una Milano spaventata, chiusa in casa, depressa e finalmente aveva sconfitto Il terrorismo, si può tornare a uscire di casa, si può tornare a divertirsi. Diventa, superando Parigi, la capitale della moda, del design erano bellissimi per Milano, ridatemi gli anni ‘80!
È un periodo Insomma di grande successo nazionale e internazionale. Fin dall’autunno ’79 i socialisti hanno l’obiettivo della grande riforma costituzionale delle nostre istituzioni come per esempio il presidenzialismo o il superamento del bicameralismo, un grande sogno che Craxi cerca con tutte le forze di realizzare.
Craxi si accorge della necessità di mettere l’Italia in condizioni di affrontare il nuovo millennio facendo una grande riforma. Lui dice che abbracciasse tutti i campi del vivere civile sociale politico e morale dell’Italia. La riforma costituzionale non si fa maggioranza semplice in un parlamento quindi lui non HA mai trovato nelle forze politiche presenti in Parlamento nessuna maggioranza. Questo è il motivo perché Craxi non ha potuto fare la grande riforme, cosa che sarebbe necessaria ancora oggi ed è il motivo per cui quel sistema arriva all’appuntamento con la storia nel 1989, crollo del muro di Berlino, fine della guerra fredda, inizio del processo che poi abbiamo chiamato globalizzazione, arriva fatiscente e quindi l’onda d’urto spazza via il sistema.
in politica estera Craxi è guidato da due principi: l’atlantismo e l’adesione dell’Italia al Blocco occidentale delle libere democrazie. Allo stesso tempo però crede che l’Italia sia chiamata a giocare un ruolo da protagonista nel Mediterraneo. Ha posizione terzo mondiste a favore dei diritti dei popoli del Sud del mondo e non fa mistero del suo figlio arabismo.
Craxi era un uomo dell’Occidente. Lui sceglie da subito con Nenni l’occidente, la democrazia, la libertà, quindi per Craxi gli Stati Uniti d’America sono il nostro maggior alleato e pensava che l’Italia avrebbe avuto un ruolo nel mondo se avesse avuto un ruolo di leadership nel Mediterraneo. Anche pensava, da alleato degli Stati Uniti d’America, dovesse essere trattata con rispetto che si deveva un alleato voleva che lo scenario internazionale fosse governato secondo il principio del diritto e non della prepotenza e questa sua convinzione profonda lo porta alla famosa notte di Sigonella perché lui in quel momento cosa fa difende la legge italiana e il diritto internazionale pretendendo che terroristi che si erano resi colpevoli dell’omicidio di Leon Klinghoffer fossero giudicati dalla giustizia italiana perché quella nave era territorio italiano e pretendendo che fossero lasciati liberi i due mediatori perché era l’accordo che lui aveva fatto con Arafat con Mubarak per liberare la nave e quindi salvare gli oltre 500 ostaggi.
E cosa sta succedendo a Sigonella? il 7 ottobre 1985 quattro terroristi palestinesi dirottano la nave da crociera italiana Achille Lauro diretta in Israele prendendo in ostaggio i 500 passeggeri e uccidendo il cittadino americano Leon Klinghoffer in cambio della liberazione degli ostaggi i terroristi ottengono un salvacondotto per volare a Tunisi ma l’aereo viene costretto ad atterrare da alcuni caccia americani a Sigonella, una base aerea militare della Sicilia Orientale. Gli Stati Uniti intendono catturare i terroristi e condurli a processo in America. L’uccisione è però avvenuta sul territorio italiano e quindi l’Italia secondo le leggi internazionali a doverli arrestare e processare. Craxi ordina ai carabinieri di impedire alla forza Americana di irrompere nell’aereo e i due reparti si fronteggiano armi alla mano c’è quindi uno stallo diplomatico internazionale e una crisi di governo di cui nessuno riesce a trovare la soluzione.
Craxi come al solito sente tutti decide giornata infernale torna a Raphael dove lo viveva dice al centralino del Raffael e dice a Marcello “io vado a dormire non voglio essere disturbato per nessuna ragione”. Una di notte squilla il telefono, è Michael Ledeen questo agente della CIA che ha sempre avuto un ruolo un po’ ambiguo in Italia e che traduce infedelmente la telefonata di Regan con Craxi e dice “Marcello Mi passi il presidente Marcello dice Guardi ho avuto ordine dal Presidente di non disturbarlo per nessun motivo” ma dice “guardi dall’altra parte del telefono c’è Ronald Reagan il presidente degli Stati Uniti d’America” Marcello entrò indeciso se disattendere a un ordine di Craxi o dispiacere al presidente degli Stati Uniti d’America chiama Craxi in camera e gli dice scusi presidente lo so che lei mi ha detto di non disturbarla per nessun motivo ma sta dall’altra parte della cornetta c’è il presidente degli Stati Uniti d’America. Craxi disse “e che vuole?”.
Quella telefonata nel cuore della notte tra Craxi e Reagan porterà alla soluzione della crisi nel rispetto delle richieste di Craxi che in quel momento raggiunge uno dei suoi massimi successi politici. Il tramonto di Craxi comincia nel febbraio del 1992 con le inchiesta della magistratura Milanese denominatate “Mani Pulite” che vengono amplificate dal racconto di giornali e televisioni e intercettano quel sentimento anti-politico e anti-partitico che attraversava da tempo la società italiana. Craxi in uno storico discorso alla Camera del 3 luglio 1992 tenta di porre il problema in termini politici in direzione di un atto di responsabilità da parte dell’intera classe politica e repubblicana e di una profonda riforma del sistema di finanziamento ai partiti queste le sue parole “ciò che bisogna dire che tutti sanno del resto è che buona parte del finanziamento politico e irregolare o illegale, i partiti specie quelli che contano su apparati grandi medio piccoli giornali attività propagandistiche promozionali ed associative con essi molte varie strutture politiche operative hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno dicevo allora in quest’aula responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo perché presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro”.
Un vile silenzio che decretò la fine della vita politica e quindi nella vita di Craxi ma anche alla fine del primato della politica in questo paese. Mi ricordo la sera in cui ci fu quella scena barbara con l’aggressione squadrista davanti a casa suarra Raphael io vidi in televisione tra l’altro è un momento molto difficile perché avevo una gravidanza difficile della mia ultima figlia quindi ero a Milano non avevo potuto essere lì con lui e vedevo, avevo visto quella scena mi ricordo un po’ poi andò alla istruttoria il programma di Giuliano Ferrara che gli chiese “Ma lei ha avuto paura” e lui gli rispose “No ho avuto vergogna per loro”. E mi ricordo che mi chiamò subito dopo, mi trovò un po’ scossa perché stavo a letto. E io mi ricordo che lui mi disse “una Craxi non piange” e voleva dire sempre quella cosa lì, “ricordati che la nostra è una famiglia politica di una politica che ha a che fare con la vita e con la morte”. Quindi tu non puoi piangere, lui ragionava secondo le convinzioni profonde, ma se quella era una sua convinzione profonda lui non valutava mai l’opportunità di fare o dire una cosa, ha rinunciato a tutto la sua vita, il partito, la politica, l’Italia, la famiglia, la sua città per difendere le sue idee scegliendo un esilio volontario, rifiutando di essere umiliato da chi lo voleva vincere, umiliare. La mia è una famiglia politica e quindi si supponeva che uno le cose le deve sapere sapere sempre qual è il suo posto, la sua responsabilità. Quando lui se ne va in esilio lui parte senza dirlo io so che andava in esilio ma lui non me l’ha detto. Cioè io non l’ho mai sentito lagnarsi della sua condizione personale negli anni durissimi dell’esilio. Io l’ho sempre solo sentito dire “che cosa succederà dell’Italia”.
Craxi quindi sceglie l’esilio per difendere le sue posizioni. I suoi ultimi anni sono molto difficili e dolorosi sia spiritualmente che fisicamente; una grave malattia lo colpisce e gli amici di un tempo non fanno trovare l’aiuto che si aspettava.
Non sapevo cosa fare quando ho dovuto affrontare quel terribile momento qui lui non voleva saperne, le trattative con gli avvocati e la magistratura a Milano andavano malissimo. Io ho fatto due mesi andando avanti indietro Italia dicendo a mio marito “ti lascio ai bambini” e dovendo prendere delle decisioni difficilissime completamente da sola, completamente da sola. Con l’operazione che non avevo il coraggio fino in fondo di dirgli cosa aveva gliel’ho fatto dire dai medici quando si trattò di decidere la San Raffaele fecero questo consulto con me parlandosi tra di loro quando imparano i medici non si capisce nulla, a un certo punto disse la dottoressa “il problema è che lui ha una macchia sul rene sembrerebbe circoscritta ma un cuore molto logorato andrebbe fatto in realtà un prezzo nel cuore contestualmente all’operazione rene” e si alzarono il cardiologo e l’anestesista dicendo “signora non ce la sentiamo” presero la porta uscirono. L’urologo mi disse io vengo da lei ma Mi deve trovare un’anestesista ad Hammamet. Io tornai dovetti parlare col generale dicendo Noi non siamo attrezzati e io gli dissi “lei se fosse suo padre cosa farebbe?” poi disse “va bene se lei mi chiede di operare lo operiamo” poi ho perso dei mesi nel frattempo versi dei mesi e quando l’operarono era troppo tardi il tumore era in circolo poi fortunatamente è morto di infarto. All’ospedale militare di Tunisi Io sono con lui quando mi si risveglia ed era ancora sotto l’anestesia e lui mi dice due cose. Prima mi dice “ho sognato di essere Milano” la nostalgia società sportiva e l’altra cosa che mi dice il generale Garibaldi non è proprio al mio fianco e io mi ricordo che dicevo “ti sbagli è ancora qua”. Quando mio padre muore mio fratello fa un’agenzia comincia a squillare il telefono di casa dopo 40 minuti mi chiama Palazzo Chigi il Presidente era D’Alema e mi dicono il presidente vuole organizzare il funerali di stato e io gli rispose “grazie ma no se Craxi aveva diritto al funerale aveva diritto anche alle cure” quindi due mesi furono difficilissimissimi, difficilissimi. Mi disse “non offendere i tunisini stanno facendo tutto quello che possono per curarmi”, lui era un uomo coraggiosissimo. Cioè lui era capace di difendere le sue ragioni davanti a chicchessia fosse il presidente della Stati Uniti d’America. Lui aveva questo senso del primato della politica quindi non è come adesso che i politici si precipitano nell’ufficio degli amministratori delegati dell’azienda, mio padre anche se il signore Agnelli voleva incontrarlo andava a Palazzo Chigi, aveva proprio questo senso del primato della politica.
La vicenda di Craxi non è una vicenda Chiusa nella nostra storia recente ci sono molti successi nella vita di quest’uomo molti fallimenti molte azioni controversie molte questioni che sono rimaste irrisolte che ancora Tendono un chiaro giudizio non solo storico e politico ma anche umano. Craxi Insomma è una figura che ancora oggi continua a provocare ma forse la provocazione più grande è la sua fede nel primato della politica.
Le figlie della Repubblica è una delle iniziative che trovate su fondazione degasperi.org, grazie al contributo di Fondazione Cariplo e al sostegno dell’Istituto Gentili, nata da un’idea di Martina Bacigalupi e realizzata da WIP Italia. È stato raccontato da me, Alessandro Banfi, ed è stato scritto e diretto da Emmanuel Exitu. Con la supervisione storica di Antonio Bonatesta e la collaborazione degli amici giovani della Fondazione De Gasperi nelle persone di Martina Bartocci, Iacopo Bulgarini, Miriana Fazzi, Federico Andrea Perinetti, Gaia Proietti, Luca Rosati, Sound Design di Valeria Cocuzza, registrazione in studio di Marco Gandolfo, per una produzione WIP Italia.