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9 Luglio 2025

Il ruolo dell’Italia nel plasmare le relazioni transatlantiche con Trump

Analisi del Segretario Generale Paolo Alli per European View

Pubblichiamo un articolo del Segretario Generale della Fondazione De Gasperi Paolo Alli, pubblicato originariamente in lingua inglese il 24 maggio 2025 su European View, rivista del Wilfried Martens Centre for European Studies.

Abstract

Nonostante la tradizionale debolezza del suo sistema economico, dovuta all’elevato debito pubblico, e il livello ancora molto basso della spesa per la difesa tra i paesi occidentali, l’Italia sta attraversando un periodo di stabilità politica che la rende un interlocutore privilegiato all’interno dell’UE. La premier Giorgia Meloni deve affrontare problemi di equilibrio interno alla coalizione di governo, ma allo stesso tempo può vantare un buon rapporto con il presidente Donald Trump e il suo entourage. Il governo italiano è fortemente determinato a non rompere il legame transatlantico, ponendosi come potenziale mediatore tra le dure posizioni della nuova amministrazione statunitense e la necessità per l’Europa di mantenere un rapporto positivo con essa. Gli equilibri politici interni, la necessità di relazioni positive con la nuova amministrazione statunitense nonostante le sue posizioni sull’Ucraina, e la leadership sulle politiche per il sud e per l’Africa rappresentano le principali sfide per la leader conservatrice del governo italiano chiamata al dialogo con il Partito Popolare Europeo.

Trump 2: La terza sveglia per l’Europa in un contesto di crescente populismo

Molti osservatori considerano la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane come una sveglia per l’Europa: l’Europa, in realtà, è al suo terzo campanello d’allarme negli ultimi cinque anni. La prima è stata la pandemia da Covid-19, la seconda l’aggressione russa all’Ucraina, e questa terza, che potrebbe essere l’ultima se non ci sarà una reazione immediata ed efficace, è rivolta non solo all’Europa ma a tutte le democrazie occidentali.

Essa si inserisce in un contesto in cui populismi e nazionalismi hanno un’influenza sempre più significativa, mentre una sorta di stanchezza della democrazia sembra affliggere la maggioranza dei cittadini occidentali.

Ma l’era Trump 2 sembra essere diversa: mentre la pandemia e la guerra in Ucraina hanno visto una risposta politicamente unitaria da parte dell’UE, l’arrivo di Trump al potere negli Stati Uniti è estremamente divisivo, sia per la politica americana che per quella europea.

L’Europa, infatti, vede crescere al suo interno posizioni filo-russe, sia a destra che a sinistra dello spettro politico. A questi si accompagna una nuova ondata di sentimento anti-americano, dimostrato anche dal calo di popolarità di Trump e della sua squadra.

D’altra parte, la fazione favorevole alla nuova politica statunitense è molto aggressiva e può contare su una forte interferenza russa e sul sostegno di potenti influencer, a partire da Elon Musk.

Italia: punti di forza e di debolezza

Questa situazione è particolarmente evidente in Italia. Per comprenderne le dinamiche, è necessario considerare i suoi punti di forza e di debolezza.

Sul piano politico, c’è una netta asimmetria tra il centrodestra italiano e quello europeo. A Bruxelles il centro-destra è rappresentato dal Partito Popolare Europeo (PPE), che ha altri gruppi alla propria destra. Ma in Italia la coalizione di governo, che viene anch’essa definita di centrodestra, comprende Forza Italia, partito membro del PPE, Fratelli d’Italia, associato ai conservatori e la Lega di Matteo Salvini, che aderisce al gruppo di estrema destra dei Patrioti. Queste differenze di visione politica si riflettono nell’azione del governo e nelle sue contraddizioni, soprattutto per quanto riguarda la politica estera.

Da un punto di vista economico, il paese ha un debito pubblico molto elevato, che lo ha sempre reso vulnerabile rispetto agli altri paesi dell’UE, e a livello globale. Paradossalmente, la forza delle sue esportazioni può rappresentare, in questo momento storico, un elemento critico nel suo rapporto con gli Stati Uniti a causa dell’elevato surplus commerciale dell’Italia, fatto non gradito al presidente Trump.

Sul piano militare, la spesa per la difesa è ancora lontana dalla soglia minima del 2% del PIL, concordata già nel 2014 tra gli alleati della NATO e da allora oggetto di continue discussioni, soprattutto con gli USA. Ciò costituisce un problema evidente nelle relazioni con la nuova amministrazione statunitense, tenendo conto, in particolare, del fatto che questa percentuale richiesta è inevitabilmente destinata ad aumentare.

Infine, il sistema Paese appare particolarmente vulnerabile alle influenze di Mosca, non solo per la frequenza degli attacchi informatici da parte degli hacker russi, ma anche per la lunga tradizione di relazioni con Mosca da parte di soggetti politici, a partire dalla Lega e dal suo leader, che sono stati caratterizzati da comportamenti tutt’altro che trasparenti.

Ma l’Italia oggi ha anche punti di forza indiscutibili, a cominciare dalla stabilità del governo e dalla leadership indiscussa di Giorgia Meloni, che ha quasi sempre mantenuto linee di pensiero coerenti, in particolare rispetto all’Ucraina.

Il buon rapporto personale tra Meloni e Trump rappresenta un asset interessante non solo per l’Italia ma, potenzialmente, per l’intera UE. Il primo ministro italiano è molto determinato a non rompere il legame transatlantico, nonostante gli atteggiamenti isolazionisti del presidente degli Stati Uniti, e la sua visione è condivisa dalla leadership del Regno Unito.

La recente performance economica del Paese è stata buona, in particolare per quanto riguarda l’export, tanto che l’Italia ha superato il Giappone per raggiungere il quarto posto a livello mondiale per i primi sei mesi del 2024 (Invenium Legaltech 2024), nonostante il rallentamento dell’economia tedesca, che ha danneggiato diversi settori industriali italiani chiave, storicamente legati alle filiere tedesche.

Il rapporto del Paese con la NATO è solido e, nonostante il dato della spesa per la difesa, l’esercito italiano ha sempre contribuito in modo significativo alle missioni internazionali (oggi il numero massimo totale di militari autorizzati dal Parlamento è di 14.500, con circa 7.600 attualmente schierati in oltre 40 missioni). I recenti  indici Global Firepower (2025) collocano le Forze Armate italiane al decimo posto nel mondo. L’industria nazionale della difesa si colloca tra le migliori in Europa in termini di qualità tecnologica e dimensioni.

Il sistema diplomatico italiano è riconosciuto come uno dei più autorevoli al mondo.

Questioni di politica interna per Meloni

Le sfide che attendono Meloni e il suo governo sono evidenti rispetto alla gestione del nuovo scenario transatlantico.

Non sarà facile per il primo ministro italiano tenere unita la sua coalizione di governo. Le ripetute prese di posizione del leader della Lega, Matteo Salvini, contro la prosecuzione degli aiuti militari all’Ucraina si scontrano con quelle di Antonio Tajani, ministro degli Esteri, e della stessa Meloni. Salvini, infatti, ne fa una questione di posizionamento politico interno, per non essere schiacciato tra i conservatori di Fratelli d’Italia e i centristi di Forza Italia.

Un altro fronte critico a livello interno è l’aumento della spesa per la difesa, un tema su cui c’è una forte resistenza trasversale. Sarà necessario che il governo e il Parlamento tengano duro e, ancora una volta, lo stesso Matteo Salvini sarà molto probabilmente l’interlocutore più difficile da convincere.

Tutto questo si inserisce in un quadro già reso difficile dal complesso processo di riforme interne, a partire da quello del sistema giudiziario, e dalla delicatezza di temi come l’immigrazione.

Meloni sembra essere in grado di mantenere l’equilibrio necessario per superare queste sfide, ma non c’è dubbio che il terreno stia diventando sempre più insidioso per lei. In questo senso, avrà bisogno di spostare sempre più la sua politica verso il centro, per dare sicurezza al mondo dei moderati, che rappresenta ancora la stragrande maggioranza dell’elettorato nazionale.

Italia, politica estera e impatti per l’Europa

A livello europeo e internazionale, l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo che può essere di fondamentale importanza, ed è proprio lì che Meloni deve destreggiarsi tra problemi e opportunità.

I partiti che ora controllano il Parlamento europeo la guardano con un certo sospetto a causa della sua presidenza del gruppo conservatore dal 2020 al 2025. In particolare, per lei è fondamentale fare i conti con un PPE più forte e influente di prima.

Con l’imminente insediamento del nuovo Cancelliere Friedrich Merz, la Germania si prepara a tornare alla guida dell’Europa. Questa è sicuramente una buona notizia per l’UE, che non può fare a meno di una Germania forte, ed è una buona notizia anche per i Paesi che hanno maggiori legami con Berlino, a partire dalla stessa Italia. Merz ha già annunciato importanti misure economiche per il rilancio e il riarmo del suo Paese, anche a costo di rinunciare al tradizionale rigore finanziario.

Un tale rilancio della Germania è anche un’opportunità storica per Meloni – un’opportunità che  è sfuggita ai suoi predecessori – vale a dire la ricostituzione dell’asse Roma-Parigi-Berlino, che rafforzerebbe in modo significativo l’intero progetto europeo. E qui non bisogna dimenticare Londra, visti i segnali che il primo ministro britannico Keir Starmer sta lanciando in direzione dell’Europa e della stessa UE.

Meloni e Merz sono le persone più adatte a portare avanti questa operazione, vista la debolezza del presidente Macron. Il positivo rapporto personale che ha con Ursula von der Leyen – che, con Manfred Weber e il PPE, sta dimostrando grande determinazione nel guidare l’Unione verso una maggiore integrazione politica – aiuterà il primo ministro italiano. Significativamente, la presidente della Commissione europea ha citato di recente Alcide De Gasperi sul tema della difesa comune europea, durante il suo intervento di apertura al Consiglio europeo sulla sicurezza europea, che può potenzialmente essere interpretato come un appello al ruolo che l’Italia deve svolgere ancora oggi (von der Leyen 2025). Meloni dovrà quindi stare al passo con la coalizione tedesca tra l’Unione Cristiano-Democratica (Christlich Demokratische Union) e i socialisti, cosa che non sarà facile per lei rendere accettabile al suo stesso partito e alla Lega, che ha già dichiarato per il tramite del suo leader di guardare con simpatia ad AFD.

La determinazione dell’Italia a non rompere il legame transatlantico, fortemente sostenuta anche dal ministro degli Esteri e vicepresidente del PPE Antonio Tajani, è sicuramente positiva e può essere un fattore chiave, in un momento in cui l’impulso a isolare l’Europa sembra predominare a Washington, soprattutto nell’entourage del presidente. Il problema principale, a breve termine, è l’equilibrio tra il dialogo con Trump e la posizione politica sull’Ucraina. Nel suo discorso ai conservatori americani riuniti alla Conservative Political Action Conference 2025, Meloni ha ribadito con chiarezza la sua personale convinzione riguardo all’aggressione russa e alla necessità di continuare a sostenere Kiev (Imperiali, 2025), ma questo è un equilibrio che non è facile da mantenere.

Anche la presenza di settori dell’opinione pubblica italiana facilmente influenzabili dalla propaganda russa è un punto di grande vulnerabilità per l’Europa. Non è un mistero che Mosca abbia sempre considerato Roma come una sorta di cavallo di Troia rispetto a Bruxelles, anche grazie ai rapporti storici con gli ambienti della sinistra e con la stessa Lega, oltre che con una parte del sistema diplomatico. Un’ulteriore deriva filo-russa in Italia costituirebbe un chiaro vantaggio per Mosca, rappresentando anche un supporto alle proprie mire espansionistiche nei Balcani occidentali. L’intelligence italiana deve agire con forza e prontezza contro le continue influenze russe, che poco più di un anno fa hanno toccato personalmente Meloni, attraverso un attacco della famosa coppia Vovan e Lexus.

Forse l’elemento più critico per l’Europa rimane l’opposizione dell’opinione pubblica italiana all’aumento della spesa per la difesa. Su questo tema il dibattito politico è molto acceso, anche per la presenza di molte componenti pacifiste, in particolare a sinistra e nel mondo cattolico. Un paragone di posizioni spesso strumentali sta nel fatto che Giuseppe Conte, il leader del Movimento 5 Stelle, ha lavorato duramente per portare la spesa militare al 2% del PIL quando era primo ministro e ora si oppone ferocemente alla stessa scelta. Sarà essenziale che il governo agisca con decisione, e anche in questo caso la posizione della Lega non aiuta. La stessa Meloni è stata costretta a controbilanciare il voto a favore del piano Re-arm Europe presentato da von der Leyen astenendosi sulla mozione di sostegno all’Ucraina, contraddicendo così la propria posizione personale (Nubola 2025). Se queste tendenze vacillanti continuano, non possono che indebolire la posizione italiana, e con essa anche quella europea.

Come ultimo elemento di complessità, l’Italia non deve venir meno al suo compito storico di far sì che l’Europa e la NATO tengano gli occhi ben aperti sul fianco sud. L’ottima intuizione del Piano Mattei per l’Africa (Fattibene e Manservisi 2024) aiuterà Meloni, ma è indubbio che il ritiro degli Stati Uniti dalla regione e le urgenze del fianco orientale rischiano di concentrare l’interesse a sud solo sulla questione migratoria, che è certamente la punta dell’iceberg, ma che non ne rappresenta l’enorme complessità.

Conclusioni

Comunque vada, i prossimi mesi saranno ricchi di novità e di ulteriori cambiamenti, a cominciare dallo stallo in cui potrebbero cadere gli Usa se Trump continuasse le sue politiche autarchiche e isolazioniste.

Putin continuerà ad aumentare la pressione sull’Ucraina e non sarà facile per l’Europa sostituire gli Stati Uniti negli aiuti a Kiev, anche se la situazione potrebbe cambiare, dato che Trump ha già fatto più di un dietrofront.

Vedremo se il dialogo tra Trump e Putin riuscirà a portare a una tregua o addirittura alla pace. L’Europa non deve accettare di essere esclusa dai negoziati, né permettere accordi a spese dell’Ucraina, che avvicinerebbero sempre di più la minaccia russa all’Ue, alimentando la logica neo-imperiale di Mosca. La necessità di garantire una pace giusta, tuttavia, sembra scontrarsi con le mire egemoniche di Putin.

Rafforzare il progetto europeo, a partire da una difesa comune, è il compito più importante se vogliamo salvare non solo l’Europa, ma la democrazia nel mondo. Ed è un rafforzamento che dovrà avvenire mantenendo forti le relazioni transatlantiche. In caso contrario, si rischia di essere irrealistici.

Il contributo italiano sarà sicuramente decisivo ed è principalmente nelle mani di Meloni, senza dimenticare un certo Mario Draghi.

Riferimenti

Fattibene, D. & Manservisi, S. (2024). Il Piano Mattei per l’Africa: una svolta per la politica italiana di cooperazione allo sviluppo? Istituto Affari Internazionali, 11 marzo. https://www.iai.it/en/pubblicazioni/c05/mattei-plan-africa-turning-point-italys-development-cooperation-policy. Consultato il 26 marzo 2025.

Potenza di fuoco globale. (2025). Classifica della forza militare 2025. https://www.globalfirepower.com/countries-listing.php. Consultato il 26 marzo 2025.

Invenium Legaltech. (2024). Record di esportazioni per l’Italia nella prima metà del 2024. 2 ottobre. https://www.invenium-legaltech.com/en/export-recors-for-italy-in-the-first-half-of-2024/. Consultato il 26 marzo 2025.

Nubola, V. (2025). Difesa, il Parlamento Ue approva il piano europeo di riarmo: Sì da FI e FdI, contro Lega M5S e Avs. Il PD si divide. Firstonline, 12 marzo. https://www.firstonline.info/en/defense-eu-parliament-approves-european-rearmament-plan-yes-of-fi-and-fdi-against-league-m5s-and-avs-the-pd-splits/. Consultato il 26 marzo 2025.

Von der Leyen, U. (2025). Discorso pronunciato alla sessione plenaria congiunta del Parlamento europeo sulle riunioni del Consiglio europeo e la sicurezza europea, Strasburgo, 10 marzo 2025. https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/speech_25_739. Consultato il 26 marzo 2025.


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